lunedì 29 marzo 2010

"Verde computing": non solo moda ma scelte responsabili per coniugare ICT e sostenibilità ambientale

Area tematica: Energia e ambiente
L'attenzione alla sostenibilità ambientale e la necessità di scelte eco-responsabili non sono argomenti buoni solo per un trend pubblicitario o per rifare il make up ad un brand, ma diventano temi da affrontare con conoscenza e responsabilità perchè è anche del futuro del nostro pianeta e degli esseri che lo abitano che stiamo parlando.

Come si fa a rendere l'ICT più verde e cosa si può fare per andare nella direzione di comportamenti rispettosi dell'ambiente?

Il Green Computing si occupa dello "studio e della pratica del design, della manifattura, dell’uso e dello smaltimento di computer, server e periferiche perché abbiano, con efficienza ed efficacia, il minimo impatto sull’ambiente".
Da quando Negroponte, nel lontano 1995, affermò nel suo libro “Being digital” che avremmo avuto a che fare sempre più con bit e sempre meno con atomi, l’informatica è sembrata in qualche modo svincolata dal pesante universo della materialità. Finché non sono nate in tutto il mondo sottosviluppato gigantesche discariche di rifiuti elettronici e ci siamo finalmente resi conto che, se si cambia hardware ogni due anni, da qualche parte si accumuleranno un bel po’ di carcasse.
Il “Green Computing” ripensa l’ICT dal punto di vista della sostenibilità complessiva dello sviluppo delle nostre civiltà avanzate: con “lo studio e la pratica del design, della manifattura, dell’uso e dello smaltimento di computer, server e periferiche perché abbiano, con efficienza ed efficacia, il minimo impatto sull’ambiente. Si tratta di un approccio, quello verde, che coinvolge l’intero ciclo di vita di un prodotto tecnologico, attiene al singolo e quotidiano comportamento di ognuno, collega e mette in relazione sotto il cappello del rispetto ambientale e della biosfera, tutta l’umanità.
Green Computing significa fare acquisti verdi, coerenti con scelte ecosostenibili ma è anche il risultato di tanti piccoli miglioramenti che produce risultati incisivi, perché si stabilizzano nel tempo e creano cultura. Questa, a sua volta, genera una presa di coscienza che si traduce in stili di vita sostenibili che, a loro volta, diffondendosi rendono poi meno tollerabili socialmente i comportamenti non responsabili. Certo bisognerebbe avere una cultura del rispetto ambientale, un sapere condiviso sui comportamenti green, una computer literacy che deve incorporare questo sistema di conoscenze, iniziando a lavorare sulla formazione di personale addetto, come accade in molti altri Paesi. Si tratta di una pratica e di una teoria che per produrre i suoi effetti deve coinvolge progettisti, industrie, utilizzatori, amministrazioni pubbliche.

lunedì 22 marzo 2010

Cosa pensate della POLITICA?

A parte le schermaglie politiche che ci sono state in questi giorni vorrei invitare tutti alla moderazione dei toni e alla serietà degli argomenti da affrontare.

Premetto che Chi urla per essere ascoltato ha la netta sensazione di non contare più di quello che vale.
Chi deve dichiarare di essere un entità, unica e vera, vuol dire che gli altri non gliela riconoscono. Voltaire diceva in una citazione: “Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono. (Voltaire)”.

Se fare politica significa:

  • evidenziare i risultati positivi come merito del Generale e negativi come una sconfessione dei preposti in quanto non hanno capito gli ordini;
  • che la disperazione più grande di cui possa impadronirsi la società è quella che il dubbio di essere onesti sia inutile;
forse è il momento di cambiare passo!

Sono convinto che per fare buona politica non c'è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie: la buona fede, la serietà e l'impegno morale.
In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, come già ne sono stato accusato, finiscono alla lunga con l'essere l’unico elemento positivo per cambiare le cose ed il modo di fare una nuova politica rispetto ai personalismi.

sabato 20 marzo 2010

L'Udc di Tarolli in soccorso a Valduga

17/03/2010 10:11ROVERETO - Trento invaderà Rovereto. Non è fantapolitica ma la manovra che ha in mente Ivo Tarolli, commissario provinciale dell'Udc. Dopo aver scomunicato la sezione roveretana del partito, il senatore ha deciso di appoggiare Guglielmo Valduga alle elezioni comunali e di farlo con tanto di simbolo e nome del partito. Per il professore, d'altro canto, è un ritorno a casa vista la provenienza politica. La lista, però, al momento conta un solo roveretano («che si è tesserato l'altra sera»). E gli altri candidati? Saranno trentini o portati direttamente da Valduga. Ecco, dunque, la terza lista che il sindaco uscente aveva in mente di realizzare e che creerà malumori nelle due civiche popolate da socialisti e repubblicani, allergici allo scudo crociato.
La coalizione di centrosinistra, però, va avanti comunque. Preso atto della rottura e dell'ingerenza di Trento, il partito roveretano ha già cambiato pelle: si chiamerà «Area di Centro» (Adc) e avrà in mezzo al logo una quercia, simbolo della città. Ma cos'è successo all'Udc? «È successo che Ivo Tarolli ha giocato sporco - spiega Michele Trentini - e questa politica non ci piace. Prima ci ha dato mandato di andare avanti con la coalizione e poi, quando Valduga ha deciso di ricandidarsi, è arrivata la sterzata. Trento ci ha chiesto di prendere una pausa di riflessione in modo da vedere se Valduga ci sta e in caso negativo tornare da noi. Ma per noi la parola data è sacra e la coalizione va avanti non più con l'Udc ma con la lista civica Adc».

Valduga, però, di partiti non voleva sentir parlare. «Già, ma l'Udc di Tarolli si è presentato dal professore e ha chiesto umilmente di poterlo appoggiare. E poi ha strappato l'accordo sul grande centro provinciale che vedrà, un domani, Guglielmo Valduga come capo e l'Udc come partito di riferimento».