domenica 15 marzo 2009

Serve la Cultura

MILANO, 16 FEBBRAIO 2009
Serve ancora la cultura?
Galli della Loggia e Luciano Favini alla presentazione dell'ultimo volume del filosofo inglese Roger Scruton

[Pubblicato: 18/02/2009]

Considerata da sempre "il cuore" della formazione umana e disciplinare per la civiltà occidentale, negli ultimi anni la sua trasmissione ai giovani è diventata sempre più difficoltosa. Protagonista della riflessione è quella cultura, la cui necessità è stata provocatoriamente messa in discussione nel titolo dell'ultimo libro di Roger Scruton. Del pamphlet di poco più di cento pagine, pubblicato per Vita e Pensiero, dallo scrittore e filosofo inglese hanno discusso lunedì 16 febbraio, Ernesto Galli della Loggia, docente di Storia contemporanea presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e Luciano Favini, dirigente del Ministero della Pubblica istruzione.

In quest'epoca cruciale e di passaggio, le nuove tecnologie e i nuovi orizzonti culturali non stanno solo modificando la vita dell’uomo, ma anche il concetto stesso di cultura, la sua formazione e la sua trasmissione. «I meccanismi di riproduzione – ha esordito Galli della Loggia – biologici e culturali, che avevano funzionato per millenni, ora non funzionano più perché sono intervenuti degli elementi rivoluzionari rispetto al passato».

Ma è lecito chiedersi se questi nuovi elementi - come ad esempio i vari movimenti di pensiero che si sono affermati negli anni '60 e '70 citati da Scruton -, se possano già entrare a far parte della cultura al pari dei classici o delle opere dei grandi artisti. Su questo punto Galli della Loggia è cauto: «Non è possibile dire con certezza se gli elementi intervenuti nell'ultimo secolo siano tutti degni di trovar posto nella cultura». Una posizione già richiamata dallo stesso filosofo inglese che nel volume non si sbilancia e critica la volatilità degli oggetti ed eroi moderni senza però esaltare il passato in quanto tale. Alla domanda: cosa, dunque, possa considerarsi degno di essere chiamato cultura? Scruton risponde con quelle opere che resistono al passare del tempo, e sono capaci di dire qualcosa dell’uomo a livello universale. Nell’ultimo paragrafo “Raggi di speranza”, come ricordato da Galli della Loggia e da Favini, sono individuate quelle persone che hanno respinto, per dirla con parole di Nietzsche, il nichilismo del XX secolo: ovvero Giovanni Paolo II, correnti filosofiche tipo quella promossa da René Girard in Francia, da Jan Patocˇka in Europa Centrale, da Czeslaw Milosz in Polonia e Aleksandr Solzenicyn in Russia.

Serve ancora la cultura? Scruton ha scritto questo libro per dar voce all’inquietudine di chi con questa domanda mette in gioco tutta la cultura occidentale. Ma è una domanda dai complessi risvolti pratici che, ad esempio, coinvolge necessariamente chi in qualche modo dovrebbe distribuirla, ovvero la pubblica istruzione. «La scuola italiana, come quasi tutte quelle mediterranee, è fatta di contenuti – ha affermato a tale proposito Favini – ma ora si sta uniformando allo stile anglosassone e sta diventando una scuola di competenze». Un cambiamento certo non indolore: «In una scuola di competenze – chiosa Galli della Loggia – non si insegnano cose, ma a fare cose. Il pericolo imminente è che una scuola così progettata produca degli incompetenti perché è rimasta a metà strada fra conoscenza e competenza».

Alessandro Marcato

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