A maggio 2015 saremo chiamati a votare il nuovo Consiglio
Comunale e a scegliere chi guiderà la città nei prossimi cinque anni. Non ci
sarà che l'imbarazzo della scelta fra liste, listine, candidati sindaco,
aspiranti consiglieri o sedicenti tali. Sicuramente troppi, come ha dimostrato
la confusione e il disorientamento del 2010. Accentuati dal fatto che la
maggior parte delle future liste saranno di recente invenzione, confezionate “ad
hoc” per le elezioni e senza alcun radicamento sul territorio.
A fronte di quanto detto, dopo varie vicessitudini
che hanno coinvolto il gruppo politico del PATT e di componenti dell’ADC si
assiste, nell’arco di 13 mesi di lavoro, ad un vero sodalizio tra i due gruppi politici.
Non solo il modo di pensare, ma anche il modo di procedere hanno convinto
entrambi gli schieramenti ad unirsi per poter lavorare al meglio così da
raggiungere quei obiettivi che da soli diventa difficile perseguire. Almeno
questo era lo spirito con cui si era iniziato il percorso.
Le persone che ne compongono i due gruppi politici
hanno vissuto positivamente questo percorso ed hanno convintamente scelto di
sposare una aggregazione, che di questi tempi è oramai mosca bianca. Ad oggi
per presunti personalismi è preferibile scomporre ulteriormente la compagine
politica per rendere assai più difficile la scelta al nostro elettorato. Di
fatto qui si è pensato di fare una scelta al contrario, ossia un
solo gruppo e non l’ennesima scissione in preparazione di lavori
comunali sempre più importanti anche nelle scelte future. Come si dice l’unione
fa la forza e la buona idea nasce dalle tante idee… anche se qualcuno pensa
diversamente…
Una componente importante del gruppo Area di
Centro affine al gruppo del PATT si ritiene vicina a quelle che sono le
esigenze del nostro territorio e proprio per questo si è maturato questo modo
di essere, vicini al “progetto PATT”.
Rivendichiamo una buona capacità di dialogare con tutti i partiti del
Centrosinistra autonomista, ma allo stesso tempo siamo convinti che aver
appoggiato allora, alle primarie il candidato presidente UGO Rossi dell’Area di
Centro sinistra Autonomista evidenzia un elemento di pregio politico nei nostri
confronti.
Quello che noi portiamo in dote e che oggi si è
voluto applicare è un grado di “innovazione” al modo di
operare e all’allargamento del perimetro politico. Sia detto solo per
inciso: il sostegno ad un unico Partito può avvenire solo attraverso la condivisione
di idee, progetti e persone. Oggi un aggregazione come questa può sostenere un
progetto politico – anche in modo più efficace e in modo più professionale –
mettendo a disposizione risorse, know-how e saperi. Significa però fare
integrazione col territorio, superare la logica delle reciproche
“gelosie/invidie”, concedere spazi alle idee. I partiti devono imparare a fare rete e aggregazione tra di loro o
probabilmente tutto questo avrà una fine naturale. Siamo convinti che questo
modus operandi è il miglior modo per
esercitare al meglio la politica.
La sfida del nostro gruppo politico vicino al PATT
è quella di coniugare con intelligenza e dinamicità la tradizione con l’innovazione
in una società che cambia velocemente.
Qui non si parla di nostalgia ma di critica
propositiva della nostra storia per meglio conservare, scrupolosamente, i
nostri valori ideali, i nostri riferimenti culturali perché promuovono modelli
di convivenza, senso civico, politica e amministrazione virtuosi e rigorosi.
I vari progetti che ci porteranno all’apertura del
nuovo anno 2015 necessitano anche di una semplificazione politica al fine di
lavorare per la città e non per i partiti o le liste o i movimenti. La nostra
integrazione nel PATT è stata ritenuta un lavoro necessario anche alla luce
delle ultime elezioni che hanno visto ben 11 candidati presidenti e una
moltitudine di liste e listine incapaci di aggregarsi ma capaci di proporsi le
une diverse dalle altre. Ma di diverso cosa c’è veramente?
Questa è la domanda che tutti si fanno ma che nessuno è in grado di rispondere
o forse non si vuole dare una risposta.
Più che un confronto concreto sulle scelte che la
città sarà chiamata ad affrontare, indicando dove andrà tagliato il bilancio
nella prossima legislatura, la maggior parte dei candidati e aspiranti sindaci
si eserciterà in rivendicazioni di piccolo cabotaggio, marcature di orticelli,
difesa di gruppi settoriali o di territori, senza trasmettere l'idea di un
progetto complessivo di città nella “Vallagarina” in cui ci troviamo. Un mondo
costituito da minori risorse pubbliche, da una messa in discussione del
rapporto Comune-Provincia, da una competizione dei territori non più garantiti
da sussidi, dalla fine del modello di welfare onnicomprensivo, in cui è il
pubblico il motore e la benzina di tutto.
I più saranno disinteressati al governo della
città di Rovereto, ma si candideranno all'opposizione dell’attuale governo della
città o si sentiranno chiamati a fare le scelte decisive e innovative – salvatori
della Patria.
L'importante è entrare in consiglio: a
fare cosa, poi, non si sa. Quasi ritenendo che, tutto sommato, le cose
andranno avanti come prima, e la macchina comunale continuerà come è sempre
stato.
No, stavolta non è così. Innanzitutto perché l'intera ossatura
dell'amministrazione pubblica andrà fatta funzionare (magari anche meglio di
ora) con il 25-30% di risorse in meno. E quando si toccano abitudini,
cosiddetti «diritti acquisiti», livelli istituzionali, usanze di spesa e di
gratuità per il cittadino, non è facile, perché i trentini non sono allenati.
Non si possono, quindi, sbagliare scelte nei prossimi anni.
Ciò che si spende da parte dell'ente pubblico dovrà portare inesorabilmente un ritorno,
una ricaduta sul territorio. Altrimenti è un investimento che non ci si
può (e non ci si deve) più permettere.
E’ necessario dire che una serie di spese non sono
più compatibili con l'oggi, e soprattutto con il domani. Bisogna che i trentini
lo sappiano, per non risvegliarsi che non è più come prima.
Non è tanto o solo, un discorso di debito pubblico.
I debiti possono essere anche buoni, o utili, se ad esempio viene fatto un
mutuo per acquistare casa, e poi ci si vive; o se serve ad aprire un'attività
con cui poi ci si lavora.
Tanti comuni, nei prossimi anni, per far quadrare
il bilancio dovranno mettere all'incanto alcune delle sedi fatte costruire,
degli immobili acquisiti senza sapere per farci cosa, degli impianti realizzati
senza far squadra con i comuni vicini. Strutture che ora costano nella gestione
e saranno anche difficilmente cedibili sul mercato recuperando le risorse
spese.
Ciò che conta è soprattutto dove e come bisognerà
intervenire nei vari settori di bilancio, di fronte alle varie voci, dentro i
diversi comparti per riassettare il livello delle uscite al nuovo livello di
entrate, notevolmente ridotto rispetto a prima.
La spesa pubblica non è una variabile indipendente
rispetto alle entrate a disposizione,
checché ne pensi la maggior parte degli italiani, e anche dei trentini.
È come se tutti puntassero più che al comando
della nave di fronte all'iceberg da evitare, a fare i cuochi di bordo e a
decidere il menù e l'intrattenimento dei passeggeri.
Bisogna stare attenti a scherzare col fuoco. La
prossima legislatura non sarà una legislatura come le altre.
Ma chi si candiderà, l'avrà capito?
Capogruppo Civica Area di Centro
Michele Trentini
trentinimichele@comune.rovereto.tn.it
P.A.T.T. Sezione di Rovereto
Marco Graziola